Corriere: I veti antitrust pesano sulla riforma

DAL CORRIERE DELLA SERA Il nodo delle attività riservate agli iscritti all’ albo La protesta di Ichino Secondo il giuslavorista del Pd, limitare gli affari stragiudiziali a chi appartiene all’...

DAL CORRIERE DELLA SERA

Il nodo delle attività riservate agli iscritti all’ albo La protesta di Ichino Secondo il giuslavorista del Pd, limitare gli affari stragiudiziali a chi appartiene all’ ordine viola il dettato costituzionale

ROMA – Alla Camera la discussione sul progetto di legge di riforma della professione forense non è ancora cominciata. Ma già si preparano le lobby contrapposte con l’ intento di riuscire a modificare il testo approvato dal Senato il 23 novembre scorso. E si annuncia battaglia in particolare sull’ articolo 2 comma 6, quello, per intendersi, che riserva agli avvocati iscritti all’ albo l’ attività di consulenza nelle cause stragiudiziali. Sul punto si sono già espresse contro tre authority: dall’ Antitrust, al Garante delle Comunicazioni a quello dell’ Energia e del gas. Per non parlare di Confindustria e dell’ Unione europea. Ma il comma in questione, oggetto di un una contesa furiosa a Palazzo Madama, per ora pone solo poche eccezioni. In pratica oltre agli iscritti all’ albo, possono offrire consulenza legale nelle mediazioni solo coloro che svolgano questa attività in un’ associazione o in una società ma solo «nell’ ambito delle proprie competenze istituzionali e limitatamente all’ interesse dei propri associati e iscritti». Insomma, per fare un esempio, l’ ufficio legale all’ interno di un sindacato potrà funzionare per gli iscritti a quella sigla. Sul punto interviene con toni duri, gli stessi usati in aula, il giurista del Pd, Pietro Ichino: «Questa è una scelta gravissima – argomenta – e, arrivo a dire, anche incostituzionale, perché è evidente che non c’ è alcuna ragione di carattere economico o sociale per questa limitazione, se non quella di creare una rendita di posizione per il ceto forense». Il fronte dell’ opposizione però al Senato si spaccò perché l’ Italia dei Valori votò a favore della limitazione. Rivendica ancora quella scelta il senatore Felice Belisario: «Se decidiamo di demolire la disciplina degli ordini, tutti, allora facciamo una riforma generale apposita. Ma io non ci sto a distruggere una sola categoria: quella degli avvocati». Che, per inciso, è anche quella di Belisario. Antonella Baccaro RIPRODUZIONE RISERVATA

Baccaro Antonella